Riflessione del Cardinale Carlo Maria Martini

La Trinità si manifesta nel susseguirsi degli eventi di salvezza, al cui centro sta il mistero dell’Incarnazione. Dio si rivela Padre mandandoci il Figlio; il Figlio rivela la sua unità col Padre abbandonandosi a Lui e alla sua volontà fino alla morte; lo Spirito è donato dal Figlio e ne continua la presenza presso gli uomini. Così, a partire dal mistero pasquale, Dio si mostra Padre, Figlio e Spirito santo.

Si tratta dunque di entrare nel mistero della Trinità a partire dal Figlio, con un movimento spirituale che coinvolga tutta la persona. Gesù stesso ha detto: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. Occorre quindi entrare nell’esperienza del Figlio. Questa esperienza si esprime soprattutto in due momenti: nella gratitudine e nell’abbandono.

Il momento della gratitudine è espresso in testi come: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra…”, o come: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato”. Si tratta di partecipare alla gratitudine di Gesù che tutto riceve dal Padre suo e in tutto trova modo di lodarlo. Vivendo lo spirito di riconoscenza e di gioi filiale per tutto quanto riceviamo, anche se contrario alle nostre attese, noi entriamo in quella conoscenza che Gesù ha del Padre e viviamo in Lui qualcosa del mistero trinitario.

Il momento dell’abbandono è espresso in testi come: “Non come voglio io, ma come vuoi tu” e come: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”, letto alla luce di Mt  27,47: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. In questi momenti Gesù esprime al sommo la sua fiducia totale nel Padre, da cui pure si sente come abbandonato. E’ entrando intimamente nel cuore di Cristo con un’esperienza simile alla sua che noi possiamo dire di conoscere un po’ di più il Padre passando per i sentimenti del Figlio.

Ci sono momenti della vita in cui tale esperienza richiede una devozione eroica. Sentiamo allora più chiaramente che non sta in noi vivere tali sentimenti, ma è lo Spirito che li suscita dentro il nostro cuore. Siamo così nel vivo dell’esperienza che Gesù fa del Padre e dello Spirito. La Trinità non è più allora un teorema astratto o una serie di semplici racconti, ma qualcosa che sentiamo dentro e che ci fa vibrare all’unisono col mistero divino. Da questo centro spirituale è possibile riconsiderare le domande sul mondo e sulla storia, non per avere risposte ancora una volta teoriche e quasi distaccate da noi, ma per intuire quale deve essere il nostro coinvolgimento in quella passione d’amore e di misericordia con cui la Trinità santa ha creato il mondo e lo ama per condurlo verso la sua pienezza.

Dal libro: “Quale bellezza salverà il mondo

 

PREGHIERA

Tu ci ami per primo, sempre

O Dio nostro Padre,
tu ci hai amato per primo!

Signore, noi parliamo di te
come se ci avessi amato per primo
in passato, una sola volta.

Non è così:
tu ci ami per primo, sempre,
tu ci ami continuamente,
giorno dopo giorno,
per tutta la vita.

Quando al mattino mi sveglio
e innalzo a te il mio spirito,
Signore, Dio mio,
tu sei il primo,
tu mi ami sempre per primo.

E sempre così:
tu ci ami per primo
non una sola volta,ma ogni giorno,
sempre.

 (Soren Kierkegaard)