XI domenica del tempo Ordinario

XI domenica del tempo Ordinario

Ascoltiamo oggi un brano che rivela la misericordia di Dio narrata da Gesù Cristo: attraverso la remissione dei peccatil’amore di Dio raggiunge l’uomo nelle valli di morte in cui egli si perde, e diviene per lui perdono, forza capace di riaprire un futuro a chi è senza speranza.

Gesù amava la comunione della tavola e accettava gli inviti che gli venivano rivolti senza fare distinzione di persone, perché desiderava annunciare a tutti la buona notizia del Vangelo: egli si recava a casa di noti peccatori (cf. Lc 5,29), così come presso i farisei, «uomini religiosi», pur sapendo che essi dicevano di lui: «È un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori» (Lc 7,34). Mentre Gesù è a pranzo da un fariseo di nome Simone, «una peccatrice di quella città viene con un vasetto di olio profumato, si rannicchia ai piedi di Gesù, li bagna di lacrime, li asciuga con i suoi capelli, li bacia e li cosparge di olio profumato». Gesù accetta questo comportamento di una prostituta, comportamento «sconveniente» ma mosso da un amore gratuito, comportamento che lo rende impuro, e così si espone al rimprovero del suo ospite che mormora tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe che specie di donna è colei che lo tocca: è una nota peccatrice!»…

Da osservatore attento qual è Gesù si accorge del disappunto di Simone, e gli racconta la parabola di un creditore che condona a due debitori rispettivamente cinquecento e cinquanta denari. Ad essa fa seguire la domanda: «Chi dei due lo amerà di più?». L’altro ammette: «Quello a cui ha condonato di più». A questo punto Gesù, «volgendosi verso la donna», ossia restituendole la dignità di essere umano, espone nuovamente a Simone i gesti di amore da lei compiuti e li commenta con una parola straordinaria: «Siccome ha molto amato, le sono rimessi i suoi molti peccati». Ecco di cosa è capace chi sa riconoscersi peccatore; «ma colui al quale si perdona poco, ama poco».

Siamo di fronte a un insegnamento capitale di Gesù, che dovrebbe darci un altro sguardo, il suo sguardo – che è quello di Dio – sugli eventi quotidiani. L’agire di Gesù mostra sempre che Dio ama i peccatori, soprattutto i peccatori riconosciuti tali dagli uomini: ma qual è il motivo della preferenza di Gesù per la compagnia dei peccatori manifesti? Chi pecca di nascosto non è mai spronato alla conversione da un rimprovero altrui, perché continua a essere stimato per ciò che di lui appare all’esterno; chi invece è un peccatore pubblico si vede costantemente esposto al biasimo, e in tal modo è indotto a un desiderio di cambiamento. Nel pentimento che nasce da un «cuore spezzato» (cf. Sal 51,19) può dunque divenire sensibile alla presenza di Dio, il quale non desidera la morte del peccatore, ma che si converta e viva (cf. Ez 18,23). Ecco perché Gesù ha dichiarato: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico ma i malati; non sono venuto a chiamare i giusti ma i peccatori» (Mc 2,17); e anche: «I pubblicani e le prostitute vi precedono nel Regno di Dio» (Mt 21,31). Egli prende di mira quanti si credono giusti e non si sentono solidali con gli altri uomini, ma giungono fino a vantarsi di tale «separazione». Come il fariseo raffigurato in un’altra parabola (cf. Lc 18,9-14), essi ringraziano Dio per la propria giustizia, mentre disprezzano gli altri uomini, solo perché non vogliono riconoscersi peccatori come loro… È quello che fa Simone il fariseo, e che anche noi come lui siamo sempre tentati di fare!

Infine Gesù dice alla donna: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». All’udire ciò, i commensali si scandalizzano: «Chi è costui che perdona anche i peccati?»; è la reazione già mostrata da scribi e farisei (cf. Lc 5,21), è l’atteggiamento di quanti non vogliono riconoscere in Gesù l’inviato di Dio, colui che con una vita capace di sconvolgere i loro schemi ha narrato in modo unico e definitivo Dio… Ma egli, incurante della loro durezza di cuore, conclude rivolto ancora alla donna: «La tua fede ti ha salvata, va’ in pace!». Gesù discerne chi si avvicina a lui con fede sincera, una fede che è amore, e risponde offrendo gratuitamente un segno di salvezza e di pienezza di vita…

Ha affermato un padre della chiesa: «Chi conosce il proprio peccato è più grande di chi risuscita i morti». Il vero miracolo è riconoscersi peccatori: allora comprenderemo che è un’inutile fatica quella di nascondere agli altri il proprio peccato; basterebbe riconoscerlo per scoprire che Dio ci chiede solo di accettare che egli lo ricopra con la sua misericordia.

Di Enzo Bianchi per Monastero di Bose