Aggiornamento sulla Chiesa di San Michele Arcangelo in Antraccoli

Aggiornamento sulla Chiesa di San Michele Arcangelo in Antraccoli

È in fase di costituzione il “comitato per la chiesa di Antraccoli“, che avrà il compito di esprimere un parere sulle scelte future, di informare la comunità e di promuovere il reperimento dei fondi necessari per i lavori alla chiesa.

È stato necessario programmare una osservazione-monitoraggio perché i tecnici hanno rilevato un movimento dell’abside, che non è ammorsato-agganciato al resto della struttura della chiesa, ma è solamente appoggiato al resto della struttura. La chiesa e il suo abside risultano di fatto come due corpi separati e questo produce due movimenti diversi nella struttura. Si notano nell’abside numerose crepe, presenti da tempo, che dicono che c’è una sofferenza rilevante della struttura; inoltre dietro l’altare maggiore, in quel piccolo spazio a ridosso dell’abside, il pavimento è in pendenza, e anche questo elemento indica la necessità di verificare se c’è un movimento in atto.
Questo non significa che l’abside può “cadere” da un momento all’altro, ma un eventuale e persistente movimento dell’ abside  causa instabilità a tutta la struttura compreso l’intonaco.
Da circa un mese è partito il monitoraggio all’abside, eseguito dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Pisa, durerà circa un anno, le rilevazioni debbono testare le reazioni della struttura nelle varie stagioni perché il “comportamento” del terreno varia col il loro variare.
Per quanto riguarda l’intonaco, i restauratori (accreditati dalla Soprintendenza per i beni culturali) hanno fatto un sopralluogo, controllando sia le parti in basso sia quelle in alto con un cestello e hanno rivelato diverse parti in forte fase di “distacco”, era presente anche la ditta Nottoli.
Cosa significa? Che oltre l’intonaco che è già caduto dal centro della navata centrale da un’altezza di 13 m, altre parti sono a rischio caduta e questo a macchia di leopardo un po’ in tutta la chiesa.
Questa situazione crea pericolo per chiunque entri in chiesa e la cosa più importante è non correre il rischio di danneggiare più o meno gravemente persone o cose.
L’intonaco ha bisogno di un restauro completo oppure di un intervento conservativo nelle parti distaccate, entrambe le soluzioni sono assai costose. Ma prima di decidere che strada prendere come comunità, dobbiamo aspettare i risultati del monitoraggio all’abside, perché nel caso in cui il distacco di quest’ultimo stesse procedendo, dovremo prima fare un intervento strutturale sulla parte absidale per fermare tale movimento.
Sarebbe inutile iniziare un intervento all’intonaco con l’abside in movimento, peraltro la stessa zona absidale è intonacata.
Abbiamo anche preso in considerazione la possibilità di mettere una rete protettiva, nell’eventualità di riaprire la chiesa in attesa dei lavori. Tale ipotesi non si è rivelata praticabile perché tali reti, che hanno una certa consistenza per poter garantire un minimo di protezione da eventuali cadute di materiale dall’alto, hanno bisogno di un ponteggio fisso e non mobile da mettersi sui due lati della Navata per tutta la sua lunghezza compreso i transetti.
Tale soluzione è inevitabile in quanto il peso proprio delle reti e quello dell’eventuale materiale di distacco in caso di fissaggio diretto sui muri perimetrali, comporterebbe in primo luogo la realizzazione di una fitta sequenza di forature degli intonaci e della muratura ed inoltre coinvolgerebbe le medesime pareti nel funzionamento statico del sistema di protezione.
Le caratteristiche dei setti murari, come indicatomi anche dai tecnici e dalle ditte intervenute negli ultimi sopralluoghi, non sono in grado di dare quelle precise garanzie per la finalità richiesta.
Da considerare inoltre le problematiche relative ai permessi ed autorizzazioni della competente Soprintendenza per un sistema che risulta quantomeno “invasivo”.
Il ponteggio fisso inoltre è un costo assai rilevante e non ha senso perché toglierebbe risorse economiche per intervenire sulla chiesa.
Tutti vorremmo rivedere la nostra chiesa aperta, ma la fretta è cattiva consigliera, dobbiamo pazientare e muoverci con cautela con l’obiettivo di realizzare un lavoro sicuro, stabile, duraturo ed economicamente sostenibile.
Quando avremo i risultati del monitoraggio all’abside, avremo  un quadro più chiaro della situazione e allora proporrò un incontro per confrontarci sulle strade da intraprendere.
Naturalmente sono sempre disponibile per chiunque desideri personalmente chiarimenti o ulteriori informazioni.

Don Simone