«Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre» Ger. 20,7

«Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre» Ger. 20,7

Poche come queste righe tratte dall’Antico Testamento disegnano il cuore del credente e il cuore di Dio.

Geremia, infatti, dipinge il suo cuore davanti al Signore che l’ha sedotto.

Il primo elemento che emerge in questo rapporto cuore a cuore, infatti, è la seduzione: «Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre». È straordinariamente bella e vitale questa immagine di Dio che seduce e del Profeta che si lascia sedurre. Non si parla di convinzione, di sicurezza, di coinvolgimento razionale, né di richiamo ad ideali elevati, ma di seduzione. Sembra incredibile un Dio che seduce. Pensiamo spesso a un Dio che chiama, che convoca, che domanda, ma riusciamo realmente a concepire un Dio seducente? Riusciamo a porre davanti a noi l’immagine di un Dio che mette passione – perché sedurre comporta questo – nel suo convocare, chiamare a sé, attirare? Il Dio di Geremia si presenta come una forza che seduce e tocca le corde profonde del Profeta.

È un Dio d’amore, un Dio di passione, un Dio che travolge, al punto che Geremia può parlare di violenza: «mi hai fatto violenza e hai prevalso». Non è la violenza della costrizione, non è la violenza dell’obbligo, non è la violenza subita da un profeta sottomesso, ma è la violenza di un uomo sedotto. Quale violenza, quale forza è più grande di quella della seduzione? Geremia non può fare a meno di fare prevalere la seduzione di Dio, perchè questa è forte, travolgente, piena di irruenza.

La seduzione di Dio si fa violenza per la sua forza di attrazione, per la sua dimensione radicale, perchè coinvolge e infiamma la vita, come si verifica nella seduzione vissuta tra amante e amato. Dio ama Geremia, lo coglie nella sua umanità, lo insegue, lo cerca, lo attende, al punto che Geremia si lascia sedurre. È bella questa immagine di un Dio testardo, caparbio che non si lascia frenare dalle debolezze di Geremia e lo fa immergere nel suo progetto.

Il Profeta che non sa parlare si fa parola, attore di denuncia, veicolo di Dio. L’incapacità e il timore di Geremia si trasformano in capacità e coraggio di urlare, denunciare, gridare.

Grida e denucia la violenza e l’oppressione del popolo di Dio.

Il volto di Dio seducente ha preso completamente la vita di Geremia, l’ha travolto come fuoco ardente e non gli dà pace.

Colpiscono queste righe di Geremia, perchè mettono a fuoco la dinamica del rapporto tra Dio e uomo in cui Dio costantemente e instancabilmente cerca l’uomo.