Il giudizio sarà tutto su ciò che avremo fatto.

Il giudizio sarà tutto su ciò che avremo fatto.

Leggendo il vangelo conclusivo di Matteo restiamo sconcertati ed interdetti, infatti egli ci lascia una pagina che è una frustata, un pugno nello stomaco, un zampata in pieno volto, così, tanto per scuotere le nostre coscienze intorpidite di innocui cattolici da poltrona.
Il clima è cupo, la visione di questo giudice implacabile come alcuni pittori ce l’hanno riportata, il possente Cristo di Michelangelo della cappella Sistina, ad esempio, fa paura.

Cosa ha che vedere questa pagina con il resto del vangelo? Matteo si è sbagliato? O ci siamo sbagliati noi quando continuiamo a professare il volto di un Dio compassionevole?

I pastori, sul fare della sera, separavano le pecore dalle capre.
Le capre, senza il “cappotto” fornito da madre natura, pativano il freddo proveniente dal deserto ed andavano ricoverate in un posto più caldo, come una stalla o sotto una roccia. Quest’immagine è lo sfondo del racconto di Gesù, una separazione che è una protezione, un’attenzione verso i soggetti deboli.

Gesù non parla di “buoni” poveri o di carcerati vittime di un errore giudiziario! Anche nel povero che ha sperperato tutto per colpa o nell’omicida (!) possiamo riconoscere un frammento della scintilla di Dio!

Alla fine dei tempi, davanti al Cristo in maestà che succederà?
Il Signore ci chiederà se lo avremo riconosciuto, nel povero, nel debole, nell’affamato, nel solo, nell’anziano abbandonato, nel parente scomodo.

Sì: avete capito bene.
Il giudizio sarà tutto su ciò che avremo fatto.

E sul cuore con cui lo avremo fatto.
La fede è concretezza, non parole, la preghiera contagia la vita, la cambia, non la anestetizza, la celebrazione continua nella città, non si esaurisce nel Tempio.

Allora, certo, la preghiera, l’eucarestia, la confessione, sono strumenti di comunione col Cristo e tra di noi per fare della nostra vita il luogo della fede.

Nel mio ufficio, alla mia facoltà, in casa a spadellare mi salverò. Se saprò portare la fede da dentro a fuori, da lontano a vicino, e riconoscere il volto del Cristo adorato nel volto del fratello che incontro ogni giorno, mi salverò.

La regalità di Cristo, oggi, si manifesta nei nostri gesti.
Cristo è Signore se sapremo sempre di più amare i fratelli, diventare trasparenza della misericordia, testimoni credibili della compassione.
Cristo vince se l’amore trionfa. Anche nella mia vita.