Preghiera e servizio nello Spirito

Preghiera e servizio nello Spirito

Nella seconda lettura di oggi, Paolo rivolge ai cristiani di Tessalonica di Macedonia (l’odierna Salonicco in Grecia) tre esortazioni generali, che riguardano rispettivamente la gioia, la preghiera e il ringraziamento. Questi tre aspetti sono le colonne portanti dell’avvento del Signore. Paolo invita i tessalonicesi alla gioia siate sempre lieti (v. 16) e li esorta a far sì che questa gioia non venga mai meno. Con la gioia deve andare di pari passo una preghiera continua pregate ininterrottamente(v. 17). Infine raccomanda loro il ringraziamento in ogni cosa (v. 18).

In secondo luogo l’apostolo focalizza la sua attenzione sulle manifestazioni carismatiche della chiesa. Egli si esprime con due imperativi: Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie(vv 19-20). Dal suo modo di esprimersi sembra che Paolo non si limiti a mettere in guardia circa un pericolo possibile, ma esorti a interrompere un comportamento deviante già in atto. È probabile che nella comunità di Tessalonica si fosse già verificata una non meglio precisata diffidenza e repressione nei confronti dello slancio profetico suscitato dallo Spirito. La parola viva del profeta, che individua i segni dei tempi e sollecita i credenti a una fedeltà concreta e attuale non deve essere soppressa neppure quando può non fare comodo agli ascoltatori.

D’altra parte però l’apostolo, sapendo che in questo campo si possono commettere errori o prendere abbagli, esorta: Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. (vv. 21-22). Nessuna preclusione aprioristica dunque, ma neppure indiscriminata accettazione di ciò che viene proposto, bensì una saggia verifica per fare ciò che è bene e astenersi da ogni male. Anche il profeta deve sapersi mettere in questione e dimostrare la bontà dei suoi interventi.

Il fatto che l’apostolo insista su una preghiera incessante fa comprendere che essa non consiste nella recita di formule, ma in uno stare davanti a Dio, con la percezione costante del suo progetto e delle sue manifestazioni nella storia. La preghiera serve soprattutto a cogliere il senso del Mistero e a orientare le scelte fondamentali della vita. Perciò essa deve essere continua. Accanto alla preghiera Paolo raccomanda una grande apertura ai doni dello Spirito, che agisce soprattutto mediante l’esercizio della profezia. La mancanza di una dimensione profetica rischia di appiattire la comunità e di trasformarla in un club di amici senza alcun impatto sul mondo circostante. Certo non manca mai il rischio che sorgano falsi profeti, i quali possono portare la comunità su strade sbagliate. La vigilanza è dunque necessaria. Tutta la comunità deve reagire attivamente alle stimolazioni dei profeti, senza mai dare per scontata l’attendibilità evangelica dei loro messaggi. Nulla è più lontano dalla mentalità di Paolo di una comunità che si lascia trascinare inconsciamente da pochi scalmanati. Ma allo stesso modo egli rifugge dall’idea di un gruppo talmente istituzionalizzato da non saper più cogliere le sfide di un mondo che cambia.