Presentazione di Gesù al Tempio

Nel passato in questa giornata si benedivano i ceri che servivano ad illuminare le nostre chiese quando ancora non esisteva l’illuminazione elettrica. E sempre questa giornata, ancora oggi, rappresenta un momento importante per le persone consacrate che rinnovano la loro totale adesione a Cristo, il dono di sé al Padre, gesto richiamato dalla presentazione al tempio di Gesù. E il valore di questa festa è rimasto talmente inciso nella memoria della liturgia che quest’anno, cadendo di domenica, finisce col sostituirla.

È una festa che richiama il tempo di Natale appena concluso. Maria e Giuseppe, giovane coppia della Galilea, otto giorni dopo la nascita del loro primogenito, adempiono il precetto della Legge della circoncisione, forte segno nella carne che testimonia l’appartenenza del popolo di Israele al Dio rivelatosi a Mosè. Un segno che consacra ogni vita al Dio che l’ha donata.

Obbedienti
Mi affascina questo gesto compiuto da Maria e Giuseppe, un gesto di obbedienza alla tradizione, di rispetto per le Leggi di Israele. Sanno bene che quel bambino è ben più di un primogenito da consacrare, sanno e hanno appena fatto esperienza del mistero infinito che lo abita. Potrebbero pensare di essere superiori alle Leggi, di non averne bisogno perché sorreggono fra le braccia colui che ha dato la Legge e che, misteriosamente, ha deciso di diventare uomo. Invece no, vanno al tempio come una coppia qualsiasi, compiono quel gesto senza farsi troppe domande. Gesù obbedisce alla Legge, Dio si sottomette alle tradizioni degli uomini. Nell’obbedienza vuole cambiare le regole, nel solco della tradizione vuole ridare vitalità e senso ai gesti del suo popolo.

Donati
Gesù è offerto al Padre, è donato da subito e quel gesto si ripeterà infinite volte nella sua luminosa vita. Gesù è e resta dono, diventa dono al Padre che ne fa dono all’umanità. E in questa logica del dono, oggi, desideriamo fortemente fare della nostra piccola vita un’offerta a Dio. Da lui l’abbiamo ricevuta, a lui vogliamo donarla: ciò che siamo sia utile alla realizzazione del Regno, ci aiuti a fare di ogni gesto, di ogni giorno, un atto consapevole di amore verso Dio e il suo progetto di salvezza… Gesù stesso si comporterà allo stesso modo, senza rigettare le prescrizioni rituali, senza porsi al di sopra della tradizione religiosa del suo popolo, senza fare l’anarchico ma vivendo con autenticità e verità le norme della Torah. Il gesto di andare al tempio ci incoraggia a vivere la nostra fede attraverso i sicuri sentieri della tradizione, ripercorrendo l’esperienza che ha coagulato l’esperienza dei discepoli attorno a momenti ben precisi, celebrando nella vita la presenza del Signore anche attraverso segni ben concreti, come i Sacramenti. Troppe volte chi cerca di vivere con maggiore intensità e verità la fede si sente “migliore” di chi, invece, la vive senza grande coinvolgimento. La tentazione, però, è quella di costruirsi una fede che guarda dall’alto le devozioni, le tradizioni, i percorsi abituali della santità. Non dobbiamo ignorarli od evitarli, ci suggeriscono Maria e Giuseppe, ma riempirli di verità.