«Lazzaro, vieni fuori»

«Lazzaro, vieni fuori»

Ecco il momento in cui Lazzaro viene fuori dalla tomba. È ancora tutto fasciato: ha appena ripreso vita, ma è ancora stretto dai segni della morte – non è ancora del tutto libero. Sono gli altri che lo liberano: poco per volta devono togliere, con amore, le fasciature che in cui era stato avvolto, per conservarlo così come aveva lasciato la vita.

Come una farfalla

Il passaggio che ha fatto Lazzaro mi sembra simile a quello di una metamorfosi… Come un bruco nel bozzolo che diviene farfalla, Lazzaro ha perso per un po’ di tempo la sua vita, poi l’ha avuta di nuovo, per riprenderla con una nuova energia, vitalità, esperienza. Con una nuova bellezza. Protetto per quei pochi giorni da una “prigione” che lo legava, ma gli permetteva di cambiare, si è ripreso quello che aveva perduto, con la gioia dell’amore, dell’amicizia e della parentela, con una possibilità in più: il dono di riscoprire il valore di quello che aveva, e che non sarà più considerato come scontato.

Nel “bozzolo”

Qualche volta i muri che costruiamo per difenderci, o il bozzolo che ci protegge, sono necessari per un periodo di passaggio, a causa di una sfida o una ferita che fanno soffrire, ma la bellezza di una vita nuova e trasformata può venire solo se abbiamo il coraggio di lasciare questa esperienza dietro di noi e di riprendere la vita, non come prima, ma come nuova. L’esperienza vissuta ci può far crescere solo se la completiamo con il perdono, o con l’accoglienza dell’amore, e il tempo nascosto nel “bozzolo” ci permette questo passaggio.

I piedi di Lazzaro

I piedi di Lazzaro sono sciolti dalla stoffa, perché ha iniziato a camminare. È scalzo, senza niente per proteggere i suoi piedi dalla strada che deve fare. Essi sono sporchi come quelli di uno che ha già percorso una certa distanza. Sente la terra nuda, sotto i suoi piedi nudi. È arrivato all’essenziale della verità e tocca la terra in un modo intimo e onesto. Non è invincibile, non è niente più che umanità fragile, ma… amata. Questa è la verità che ci unisce tutti. E questo è per noi un paragone della Pasqua. Il mistero della Pasqua e della vita promessa nel futuro non sono solo un miracolo per Gesù. La teologia cristiana ci insegna che già adesso siamo nel tempo di Dio, e passiamo in modo pasquale il nostro piccolo qui e ora. Come il battesimo è simile un passaggio dalla morte alla vita, simboleggiato dall’immersione nell’acqua, così anche il tempo della nostra esistenza terrena è un passaggio, un cammino verso un’altra dimensione.

Lo sfondo e le vesti

Gesù e Lazzaro appena fuori dall’ingresso alla tomba, simile alle fauci della morte, sono accolti dalle due sorelle, Maria e Marta, che corrono verso il loro fratello. Maria, vestita in rosa di speranza e gioia, Marta vestita in veste scura, di lutto… tutte e due queste dimensioni fanno parte dell’esperienza della morte per un Cristiano. In noi, ci sono una parte di Maria e una parte di Marta. Tutte e due amate da Cristo.

L’abbraccio

Gesù accoglie l’amico nel suo abbraccio. Lazzaro vive perché Gesù lo ha amato. È vivo perché Gesù ha pregato per lui. È vivo perché Gesù, con la voce del Dio creatore, che con le sue parole ha creato il mondo e dato vita ai tutti viventi, ha pronunciato il comando… “Lazzaro, vieni fuori”… vale dire, “alzati e cammina”… vale dire… “vivi!”