Parola d’ordine: CONDIVIDERE

Parola d’ordine: CONDIVIDERE

Per risolvere il problema della gente affamata, i discepoli pensano a due soluzioni: mandarli via o comperare… Gesù rifiuta queste proposte. “Gesù non manda via la gente, non ha mai mandato via nessuno. I discepoli parlano di comprare, Gesù parla di dare. Apre un nuovo modo di essere: dare senza calcolare, dare senza chiedere, generosamente, gratuitamente, per primi. Quando il mio pane diventa il nostro pane, il dono è seme di miracolo” (Ermes Ronchi). Gesù coinvolge i discepoli e li impegna nella soluzione del problema: “Voi stessi date loro da mangiare” (v. 16). Il miracolo comincia dal poco che i discepoli offrono: cinque pani e due pesci, che nelle mani di Gesù diventano molti; anzi, sovrabbondano. Il comprare viene sostituito con il condividere. Il sistema del comperare crea fortunati e sfortunati: c’è chi può e chi non può. Secondo il Vangelo la parola d’ordine è: condividere!

Gesù vuole che i discepoli ne prendano coscienza ed escogitino con creatività e audacia le possibili soluzioni. Senza ritardi! Soltanto nella logica della condivisione è possibile superare grossi problemi come la fame nel mondo, le malattie endemiche… Senza la condivisione prevale la logica dell’ accumulo, per cui anche le più ingenti moltiplicazioni di beni finirebbero sempre nelle mani di poche persone. Senza la condivisione c’è l’impero dell’egoismo.

Sulle sabbie di Villa El Salvador, nella periferia al sud di Lima (Perù), la mattina del 5 febbraio 1985, il Santo Papa Giovanni Paolo II si incontrò con un milione di poveri. Durante la liturgia della Parola, fu proclamato il Vangelo della moltiplicazione dei pani e il Papa fece la sua esortazione missionaria. Alla fine dell’incontro, visibilmente impressionato, egli parlò a braccio facendo una sintesi del suo messaggio con queste parole: “Hambre de Dios, SÍ. Hambre de pan, NO” (Fame di Dio, Sì. Fame di pane, No). Questa sintesi dottrinale fece immediatamente il giro del mondo e rimase scolpita nel monumento che sul posto ricorda quella visita del Papa. È una sintesi che spiega e sostiene il lavoro missionario: un impegno forte per fomentare la fame di Dio e debellare la fame di pane.

Papa Francesco:«Oggi dobbiamo dire “no a un’economia dell’esclusione e della inequità”. Questa economia uccide…Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. Si considera l’essere umano in se stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare. Abbiamo dato inizio alla cultura dello “scarto” che, addirittura, viene promossa… Gli esclusi non sono “sfruttati” ma rifiuti, avanzi”».  (Evangelii Gaudium 53)