«Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza»

«Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza»

Le parole qui sopra, della seconda lettura di oggi, sono una sintesi della dinamica della vita economica e di condivisione dei beni, nella prima comunità cristiana. In questo caso a Corinto, guarda caso nell’attuale Grecia. Mi sembrano essere attualissime per noi, che siamo combattuti dalla paura per i cambiamenti in corso, i profughi che arrivano da noi e l’istanza alla solidarietà e all’uguaglianza che risuona nel cuore umano e che si specchia nella bellezza del Vangelo. Cristo per primo, ma la Trinità tutta è coinvolta, si è lasciato vincere dal desiderio della condivisione e dell’uguaglianza, infatti sempre nella seconda lettura di oggi si legge: “Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”. Queste sono anche la parole scelte per questa Domenica, dedicata alle offerte per sostenere la carità del Papa. Non ci viene chiesto di andare in difficoltà ma che non lo siano neppure gli altri: l’eguaglianza appunto. Parto da qui per proporvi una lettura degli eventi del nostro tempo, che vive un’emorragia di senso come la donna del vangelo odierno. In particolare su quanto accade in Medio Oriente e nord Africa, che ho trovato nel libro dello storico Franco Cardini. Le parole che l’autore riporta sono la lettera che un suo amico, noto studioso, aveva inviato a un illustre giornalista titolare di una rubrica su uno dei più grandi quotidiani del nostro paese, non è mai stata pubblicata:

«Gentile A***, condivido in pieno l’orrore per le stragi di Parigi e la soddisfazione per la reazione dell’Europa. Ma perché si va protestando che gli islamisti «odiano le nostre libertà», «la nostra tolleranza», che noi siamo «liberté, fraternité, égalité» e che l’Europa è fondata su questi valori? Dovrebbe essere fondata su di essi; ma la fraternité ce la siamo scordata da tempo; dell’égalité si parla poco e solo di rado la si pratica.
Men che mai le abbiamo praticate nel rapporto con asiatici e africani, musulmani e non.
Verso di loro abbiamo applicato i nostri disvalori (che hanno sempre accompagnato i nostri valori, come faccia oscura di uno stesso pianeta): libertà di essere avidi, sopraffattori, sfruttatori, egoisti, cinici; libertà nel consumismo e nella mercificazione, che mettono in serio pericolo gli autentici valori spirituali dell’Islam e di altre culture (cominciando dalla nostra).
No, non ci odiano perché siamo liberi; ci odiano perché presentiamo come libertà e progresso una realtà basata sull’ingiustizia e sull’amoralità.
Rifondiamo l’Europa sui suoi valori autentici di giustizia, e allora sarà possibile l’incontro con altri popoli di tradizioni culturali millenarie.
Già più di un secolo fa Conrad ha visto nel profondo dell’Europa un «cuore di tenebra»: solo prendendone coscienza e combattendolo potremo ridare all’idea di libertà il suo valore inestimabile.»

Franco Cardini, L’ipocrisia dell’Occidente, pag. 118, Laterza.