Prendere sul serio la Parola, una volta tanto.

Prendere sul serio la Parola, una volta tanto.

Ce lo ha dimostrato Francesco che è andato dalle sue pecore ferite in Africa, senza paura dei lupi, non temerario od arrogante ma consapevole della verità del Vangelo. A parlare di pace, di giustizia, di solidarietà a gente che vive nella paura perenne e nella povertà.

Insomma: prendiamolo sul serio questo Natale.

Se ci sarà un inutile regalo in meno, qualche decibel di emozione in meno, e qualche istante di autenticità in più, di anima, di verità, di compassione, allora anche questa follia che è il terrorismo ci avrà richiamato alle cose vere, autentiche. E quei valori che diciamo di voler difendere non si ridurranno a voler prendere un mojito in santa pace, cosa legittima, ma a credere che l’uomo è più di quel che produce, di quel che consuma, di quel che odia.

Oggi è la domenica della gioia.

Perché la liturgia alza lo sguardo, gioisce per la venuta di questo Dio che non si stanca dell’umanità rissosa e incoerente. Felicità che è uno dei temi ricorrenti nella Bibbia e che tutti accomuna.

(Anche di quegli idioti che si illudono di trovarla dopo essersi uccisi ed avere ucciso in nome di Dio).

Nella Bibbia si usano più di venticinque termini per descrivere la felicità. Così, per ricordare a noi cattolici spesso depressi e dolenti che la fede ha a che fare con la gioia.

La gioia di sapere che Dio viene ancora.