«Signore, dammi sempre quest’acqua»

«Signore, dammi sempre quest’acqua»

Da Gerusalemme Gesù deve ritornare in Galilea, e potrebbe farlo risalendo la valle del Giordano. La strada era più piana, più sicura e permetteva di non dover attraversare la Samaria, terra i cui abitanti da secoli erano talmente nemici dei giudei – che li ritenevano impuri ed eretici –, da molestarli quando questi la attraversavano. Invece – dice il testo – Gesù “doveva” passare per la Samaria, un “dovere” che esprime una necessità divina.

Per questo riceverà l’insulto di chi non lo capisce: “Sei un samaritano e un indemoniato!” (Gv 8,48).

Eppure Gesù accetta di incontrare questi che sono considerati nemici ed empi; anzi, va a cercare questo popolo disprezzato e si fa samaritano tra i samaritani.

Nell’ora più calda del giorno egli giunge in Samaria, “affaticato per il viaggio”, e va a sedersi vicino al pozzo di Sicar, il pozzo di Giacobbe (cf. Genesi 33,18-20). È stanco e assetato ma non ha alcun mezzo per attingere acqua. Sopraggiunge allora anche una donna la quale, forse a causa del suo comportamento immorale pubblicamente riconosciuto, è costretta a uscire per strada a quell’ora, per non imbattersi in quanti la disprezzano.

Gesù le chiede: “Dammi da bere”.

Al sentire quelle parole nella lingua dei giudei, ella si meraviglia: qualcuno che è nella sua stessa condizione di assetato le chiede da bere, le chiede ospitalità, ma è un nemico, uno che dovrebbe sentirsi superiore a lei.

Una donna samaritana poteva aspettarsi da un uomo giudeo solo disprezzo; egli invece si fa mendicante presso di lei.

Ecco la vera autorità vissuta da Gesù: la sua capacità – come indica il latino auctoritas, da augere – di aumentare l’altro, di farlo crescere.

Stupita, la donna chiede a Gesù: “Come mai tu, giudeo, chiedi da bere a me, una donna samaritana?”. Quale abbassamento! È questo ciò che la colpisce e accende una dinamica relazionale, in un faccia a faccia cordiale, senza più barriere. Tra Gesù e la donna, infatti, è caduto un muro di separazione, anzi due: un muro dovuto all’inimicizia tra samaritani e giudei e un muro culturale e religioso di ingiusta disparità, che impediva a un uomo, in particolare a un rabbi, di conversare con una donna.

Ma se una persona non può andare a Dio, è Dio che la va a cercare, perché nessuno può essere escluso dal suo amore: questo narra Gesù con il suo comportamento.

L’incontro umanissimo con Gesù ha trasformato questa donna in una creatura nuova, rendendola testimone ed evangelizzatrice. Ecco perché, “lasciata la sua anfora” – gesto che dice più di tante parole! corre in città a testimoniare quanto le è accaduto.

Dall’ascolto di Gesù è nata la fede della samaritana e dalla fede procede la conoscenza, dalla conoscenza l’amore: questo è l’evento cristiano, mirabilmente riassunto nell’incontro di due persone assetate!